AMBIENTE

Localizzato all’estremità sud-orientale della Provincia di Piacenza, il Comune di Ferriere si estende, su un’area di circa 180 km2, a ridosso delle dorsali appenniniche liguri-emiliane che separano il bacino del Torrente Nure da quelli dei Torrenti Taro (Parma) e Fiume Trebbia (Genova – Piacenza). Confina a nord con i Comuni di Farini d’Olmo, Coli e Cortebrugnatella, a est con quelli di Bardi e Bedonia (Parma), a sud con quello di Santo Stefano d’Aveto (Genova) e a ovest con quelli di Cerignale e Ottone (Piacenza).

II territorio Ferrierese è pressoché totalmente articolato entro il bacino del Nure, tranne che per una piccola propaggine, facente   capo alle frazioni di Salsominore, Brugneto e Torrio, che penetra entro la Val d’Aveto e quindi nel bacino del Trebbia.

A nord il Comune è delimitato dall’allineamento delle località Bric della Forca, Monte Aserei, Monte Albareto e Crocelobbia, a ovest dall’alveo del Torrente Aveto, a sud dalla dorsale Nure-Aveto con le vette di Monte Nero, Monte Bue e Monte Crociglia, infine a est da un tratto del corso dei Torrenti Nure e Lardana e dalla linea spartiacque Nure-Taro con le cime di Monte Camulara, Monte Ragolino, Monte Ragola e Monte Zovallo.

L’altitudine varia da una quota minima di circa 390 m s.l.m. (greto del Torrente Aveto presso Salsominore) a una massima di 1.777 m s.l.m. (vetta del Monte Bue). Vera e propria terra di confine, il Comune di Ferriere sorge lungo una delle vie storicamente considerate ‘più difficili’ nelle comunicazioni tra l’Emilia e la Liguria, tra la pianura e il mare: la via dell’olio per i Piacentini, la via del pane per i Liguri.

L’aspra conformazione del territorio Ferrierese ha da un lato storicamente prodotto serie difficoltà nelle comunicazioni e un certo isolamento socio-culturale, dall’altro questa stessa caratteristica ha consentito la conservazione nel tempo di pregevoli aspetti naturalistico-ambientali che difficilmente trovano pari in altre aree della Provincia e più in generale dell’Emilia-Romagna. È per esempio il caso del Lago Bino, del lago Moo, del Lago Nero e di altri laghetti, stagni e torbiere di origine glaciale o tehonico-glaciale che da migliaia di anni testimoniano il modellamento operato sul crinale appenninico da coltri di ghiaccio presenti nell’alta valle del Nure in un periodo compreso tra 20.000 e 12.000 anni fa circa.

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